Presentazione Società Filellenica Italiana
Accademia dei Lincei, Roma, 31 ottobre 2014.
Intervento del Prof. Marco Galdi, presidente della Società Filellenica Italiana
Buona sera a tutti.
Sono profondamente onorato di trovarmi qui, questa sera, nel tempio della Scienza e della Cultura della nostra Nazione; sono grato in particolare di ciò al prof. Louis Godart, accademico dei Lincei, che ha favorito la concessione di questa prestigiosa sala e che, in qualche modo, ha adottato la nostra giovane Associazione, nata da meno di un anno, che questa sera si presenta.
In qualità di presidente della Società Filellenica Italiana il mio compito è quello di rappresentare lo scopo e chiarire le ambizioni della Società.
Lo scopo principale è quello di favorire, soprattutto tra i giovani, la consapevolezza dell’enorme debito che la civiltà occidentale ha nei confronti della Grecia: un debito che in tutte le branche della conoscenza è straordinario ma che, talvolta, si ha la sensazione quasi sia stato obliato.
L’ambizione della nostra Associazione è quella di diventare il riferimento del filellenismo italiano, che è un movimento già molto vivo, composto da tante realtà associative, di grande prestigio. Colgo l’occasione, al riguardo, per salutare il prof. Vitti, presidente dell’Associazione Nazionale di Studi Neogreci, che ci ha onorato della Sua presenza.
Credo che la nostra ambizione abbia già ricevuto un riscontro, una sorta di consacrazione, questa sera, per la presenza di S. E. Themistoklis Demiris, Ambasciatore della Repubblica Ellenica in Italia, dell’on. Savvas Anastasiadis, Presidente della Commissione parlamentare per l'Ellenismo della Diaspora, appositamente venuto da Atene in rappresentanza del Parlamento Ellenico, nonché di S. E. Leonidas Markidis, ambasciatore della Repubblica Cipriota a Roma. Grato ed onorato va a tutti Loro il mio saluto e ringraziamento personale, nonché quello di tutti gli associati della Filellenica.
Come nasce l’esperienza della Società Filellenica Italiana?
Nasce dall’incontro fra due realtà: la prima è rappresentata dal Centro Filellenico Napoletano, fondato e per anni diretto dal compianto prof. Marcello Gigante (alcuni degli associati al Centro hanno aderito al nostro progetto, fra cui il direttore scientifico e vicepresidente dell’Associazione, prof. Filippo D’Oria); la seconda è la “Rete dei Sindaci for Greece”, una iniziativa spontanea nata fra sindaci italiani, che, nel momento più cupo della crisi economica, in cui sembrava che l’Europa fosse sorda al dramma del Popolo Greco, hanno lanciato un grido di protesta, per testimoniare che esiste un’Europa, quella dei Popoli, capace di esprimere solidarietà e vicinanza al Popolo Greco, al di là delle crude logiche finanziarie. Colgo anche l’occasione per salutare il sindaco di Buccino, dott. Nicola Parisi, che appunto appartiene a questa componente.
Il nostro movimento ha registrato da subito un grande sostegno da parte della Federazione delle Comunità e Confraternite Elleniche in Italia, prima con il presidente Nikos Barkas e poi con il presidente Jannis Korinthios, che siede al tavolo: entrambi ci hanno sostenuto e continuano a sostenerci con entusiasmo, affetto ed energia inesauribili.
Il movimento nasce in coincidenza con un momento drammatico, terribile della storia greca; come credo sempre il filellenismo ricompaia, nei momenti di difficoltà della Grecia: nel Suo intervento S.E. Demiris faceva riferimento al grande movimento filellenico che ha testimoniato fino al martirio la sua vicinanza al Popolo Greco nelle vicende gloriose della lotta di liberazione nazionale dai turchi. Ovviamente, il nostro impegno non è certo paragonabile e nasce con molto meno coraggio ed enfasi …
La Società Filellenica comprende uomini di cultura, i nostri soci sono diffusi in tutta Italia, ma anche tanti giovani che stanno iniziando ad avvicinarsi a noi attraverso le prime iniziative culturali che sono state realizzate e che, devo dire, dimostrano l’esistenza nel nostro Paese di un humus particolarmente propizio.
Perché siamo filelleni?
In modo molto sintetico, nei limiti di un saluto, vorrei contribuire anch’io a sciogliere questo noto, pur consapevole che certamente otterremo risposte ben più pregnanti dall’intervento del prof. Godard e già devo dire ne abbiamo ascoltate nell’intervento di S.E. Demiris.
Credo che il Popolo Greco, che si definisce “anadelfos”, e cioè “senza fratelli”, sia in realtà padre e madre della Civiltà occidentale: ecco perché noi avvertiamo forte la gratitudine e l’esigenza di riconoscere a questo Popolo straordinario un ruolo fondamentale nella stessa costruzione della nostra identità.
Nietzsche, nei frammenti raccolti postumi nel volume “Der Wille zur Macht”, in modo mirabile, dice:
“Alla base del greco sta lo smisurato, il deserto, l’asiatico. Il valore del greco consiste nella lotta contro il suo asiatismo. La bellezza non gli fu data in dono, così come non gli furono donate la logica né la naturalezza dei costumi. Fu conquistata, voluta, espugnata. È la sua vittoria”.
C’è in questo frammento complesso, difficile da analizzare, tutta la forza che il Popolo greco ha saputo manifestare e, consentitemi di dire, continua ad esprimere.
Alla Grecia si deve l’invenzione della razionalità (Nietzsche parla di “spirito apollineo”).
Il popolo greco ha dentro di sé, nelle sue corde, fin nell’intimo, la percezione della tragicità della vita, della sua finitezza: anche nel dolore (e nel desiderio di esorcizzarlo con quella tipica allegria venata di tristezza) è un popolo “smisurato”.
Ecco perché “alla base del greco sta lo smisurato”, come esordisce Nietzsche.
C’è molto di epico in questa categoria di “smisurato”. Nell’Iliade tante volte intercettiamo questa idea di grandezza: “lo smisurato Aiace”, “lo scudo smisurato”...
Oggi questa “smisuratezza” sarà parsa ad alcuni quasi precipitata, abbattuta in terra.
C’è un passo dell’Iliade che a me piace particolarmente, anche, come dire, da un punto di vista dell’iconografia che esprime: riporta il racconto dello scontro ferale avvenuto fra Nestore ed Ereutalione, il quale, portando le armi del glorioso Areitoo, detto “il mazziere”, perché combatteva con una mazza di ferro - immaginatevi che forza fisica doveva avere - quando cade sconfitto, appunto, da Nestore, giace per terra morto, “smisurato”.
Immaginate un uomo probabilmente di due metri, che si prolunga ulteriormente con una mazza di ferro di un metro: quale smisurata grandezza doveva imprimere nello sguardo dei presenti, riverso in terra...
Questo verso dell’Iliade è la metafora della Grecia di oggi che, pur nella sua grandezza, attraversa un momento in cui pare giacere nella polvere, abbattuta.
Ma la Grecia conserva in pieno, sempre, la Sua natura, il Suo popolo eccezionale.
Credo che per queste ragioni la Società Filellenica Italiana e tutti gli Italiani di cultura guardino con profonda ammirazione all’Ellade, a quella di ieri ed a quella di oggi, con gratitudine e con quotidiano stupore.
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