giovedì 2 luglio 2015

In ogni caso la Grecia lunedì sarà pur sempre un Paese Europeo, con l’Euro come valuta corrente. Il caldo sole greco salirà all’orizzonte anche lunedì, ed il Partenone, il Palazzo di Cnosso, e tutti i patrimoni della nostra civiltà, e le nostre stupende isole, mari, spiagge e monti, saranno sempre al loro posto, pronti ad accogliere tutti greci e tutti gli amici che ci vengono a trovare dall’estero ogni anno. In più tutto questo sarà reso ancor più bello dal fatto che, per primo in Europa, il popolo greco è stato chiamato a fare una scelta storica, in maniera democratica, e questa scelta deve essere rispettata, qualunque essa sia.

Cari Nikos e Jannis,
mi pare che la Federezione delle Comunità e Confraternite Elleniche non abbia preso una posizione a favore del sì o del no al referendum del 05 luglio: e lo dico a ragion veduta visto che il Consiglio Direttivo della Federazione non è stato convocato per discutere sul punto. E a mio parere la Federazione non deve schierarsi per nessuna delle due opinioni, perché, secondo me, la la posizione della Federeazione deve essere quella della vicinanza al popolo greco nel suo complesso, sia dei cittadini che domenica voteranno per il sì, sia dei cittadini che voteranno per il no. Sappiamo tutti che i greci stanno attraversando un momento difficile, e noi greci della diaspora dobbiamo essere vicini a loro, perché da una parte stanno vivendo un momento difficile, ma dall’altra hanno l’occasione a dir poco storica, di essere chiamati ad influenzare la politica economica e finanziaria dell’Unione Europea. Questo è un risultato storico perché a nessun popolo d’Europa è mai stato chiesto se, ad esempio, voleva o meno adottare l’Euro come moneta corrente, o se voleva o meno adottare questa o quella politica economico/finanziaria.  
Il problema vero della Grecia, e qui dico la mia opinione che non è necessariamente quella della federazione, non è che in questa settimana le banche e la borsa greche sono chiuse, il problema vero è che da cinque anni la Grecia è soffocata, perché a livello di Troika, di cui fanno parte anche due delle maggiori istituzioni europee hanno adottato delle politiche di rigore, che hanno fallito. Non è diminuito il debito pubblico (anzi, è aumentato in maniera esponenziale), non è diminuita la disoccupazione (anzi è aumentata in maniera esponenziale), non è diminuita la corruzione (anzi è aumentata), non sono stati toccati privilegi fiscali a determinati settori economico/commerciali (e non li ha toccati nemmeno Tsipras). Questi erano gli scopi “ufficiali” delle politiche di rigore, e non è un caso che la stessa Troika abbia “obtorto collo” ammesso che le politiche di austerità siano fallimentari. D’altronde non è un caso che addrittura Draghi abbia evidenziato il deficit di democraticità delle istituzioni europee. Il vero problema è proprio il deficit di democraticità, imposto con misure di lacrime e sangue al popolo che la democrazia l’ha creata. Ed è proprio in questo deficit di democraticità che vanno ricercati i problemi attuali della Grecia: nell’esigenza di far quadrare i bilanci a tutti i costi, anche sacrificando vite umane (quanti suicidi ci sono stati in questi anni in Grecia?), sacrificando il futuro dei giovani (quanti ragazzi della nostra età, Nikos, sono disoccupati o sono stati costretti ad emigrare?), e sacrificando (lo si vede nell’ultima proposta della Troika), quei settori economici (turismo, trasporto marittimo e agricoltura) che hanno sempre funzionato. 
E non cadiamo nella trappola in cui ci vogliono far cadere, secondo cui votare no significa uscire dall’Europa o dall’Euro, e votare sì invece significa restare nell’Unione o nell’Euro. Questo, avendo studiato diritto dell’Unione Europea, ve lo posso confermare. Non esiste nessun meccanismo attraverso cui i paesi memebri dell’Unione possano cacciare un altro stato membro dall’Unione, e non esiste alcun meccanismo che permetta ad alcuni paesi memebri dell’unione MONETARIA di cacciare un altro paese memebro dall’unione MONETARIA. Questo deve essere chiaro al di là delle convinzioni politiche di ognuno. 
Detto questo io capisco anche le persone, ed in particolare gli anziani, che voteranno sì al referendum. Lo capisco perché immagino non sia facile vivere dovendo far la coda al bancomat per ritirare 60 Euro, o dover girare per ore in cerca di benzina (ed i miei stanno a Creta, e mi hanno detto che effettivamente è così). Ma dobbiamo renderci conto che, premesso che sia che vinca il sì sia che vinca il no, da lunedì altri sacrifici si imporranno (se vince il sì si andrà ad un nuovo memorandum, se vince il no, ci saranno comunque delle ristrettezze), il quesito è in questi due semplici termini: votando sì, la cittadinanza, che nella mia idea di Europa è comunque sovrana, afferma di essere consapevole e pronta a nuovi sacrifici; se vince il no, la cittadinanza dà un chiaro messaggio derivante dall’unico organo sovrano che la democrazia riconsoce, per cui le esigenze popolari devono essere tenute in considerazione prima ancora delle esigenze di bilancio di stati, banche centrali o società di capitali. Io personalmente, propendo epr la seconda prospettiva. 
E non mettiamo la questione sul fatto che Tsipras ha preso in giro la gente dicendo che avrebbe imposto la sua volontà all’Europa. Su Tsipras ed il suo governo non mi esprimo, riconosco solo, che, con modalità forse discutibili ha fatto una cosa unica: ha condotto una popolazione a decidere in materia di economia dell’Unione Europea. Nessun altro primo ministro lo aveva mai fatto in Europa, visto il deficit di democraticità di cui parlavamo prima. Detto questo il mio giudizio sul come si presenta ai Greci ed alle Istituzioni Europeee, me lo tengo per me e poi se volete ne discutiamo, ma teniamo ben presente che non è questo il punto. Il punto è: vogliamo un’Europa delle banche e del capitale, o vogliamo un’Europa dei popoli? Entrambe le risposte hanno pari dignità, anche se io preferisco la seconda. Ed entrambe le risposte devono essere date dal popolo, che è l’unico organismo sovrano che la democrazia conosca. Il governo greco ha dato la possibilità al popolo di esprimersi, magari con modalità discutibili, ma per lo meno lo ha fatto. Chi altro in Europa lo aveva fatto?
E’ per questo che dico che il nostro popolo si trova davanti al momento storico di esprimersi sulla prevalenza della democrazia sempre ignorata in questi anni dalle istituzioni europee, o del denaro fine a sé stesso. 
Per cui, la posizione della Federazione, secondo me, e di tutti i greci della diaspora deve essere di serenità e di rispetto di tutte le opinioni, di rifiutio di ogni messaggio mediatico volto a spargere il terrorismo, sia se proveniente dal fronte del sì, sia se proveniente dal fronte del no. 
In ogni caso la Grecia lunedì sarà pur sempre un Paese Europeo, con l’Euro come valuta corrente. Il caldo sole greco salirà all’orizzonte anche lunedì, ed il Partenone, il Palazzo di Cnosso, e tutti i patrimoni della nostra civiltà, e le nostre stupende isole, mari, spiagge e monti, saranno sempre al loro posto, pronti ad accogliere tutti greci e tutti gli amici che ci vengono a trovare dall’estero ogni anno. In più tutto questo sarà reso ancor più bello dal fatto che, per primo in Europa, il popolo greco è stato chiamato a fare una scelta storica, in maniera democratica, e questa scelta deve essere rispettata, qualunque essa sia.

Avv. PAOLO FURLOTTI
Membro del CD della FCCEI

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