Da trent'anni pubblica poesie,
gli incontri col poeta greco
al quale Teatro Due dedica un progetto a tappe.
Mercoledì 14 partono le recite di Crisotemi
"Ho incontrato Ghiannis Ritsos per la prima volta nel ’72, quando si trovava agli arresti domiciliari nella casa di Samo dove la moglie, medico, aveva un ambulatorio. Prima di essere relegato a Samo, era stato rinchiuso dal regime militare dei colonnelli in un campo di concentramento con molti altri oppositori del regime. In gioventù Ritsos aveva sofferto di turbercolosi. Durante la prigionia si ammalò e i medici militari gli diagnosticarono erroneamente un tumore. Temendo che morisse e paventando l’idea di farne un eroe, lo confinarono a domicilio coatto. Io feci apposta un viaggio a Samo per incontrarlo, e diventammo subito amici, un’amicizia durata vent’anni, fino alla sua morte, nel 1990".
A raccontare è Nicola Crocetti, anima della casa editrice di testi poetici a cui ha dato il nome e direttore della rivista Poesia (che festeggia proprio questo mese la pubblicazione del numero 300), traduttore e amico del poeta greco Ghiannis Ritsos, a cui Fondazione Teatro Due sta dedicando un progetto teatrale (Ghiannis Ritsos – Quarta Dimensione, in scena da mercoledì 14 gennaio alle ore 21.00, Crisotemi con Cristina Cattellani e Filottete con Luca Nucera).
"Durante i miei numerosi viaggi in Grecia ero suo ospite a Samo o nel suo piccolo appartamento in un quartiere popolare di Atene, così come lui era mio ospite durante gli otto viaggi che fece in Italia, durante i quali scrisse tre raccolte di poesie riunite sotto il titolo di Trittico Italiano".
Dopo la caduta del regime dei colonnelli, nel ’74, proprio Ritsos donò a Crocetti una raccolta di poesie d’amore inedite che, con il titolo di Erotica, divenne nell’ 1981 la prima pubblicazione della sua casa editrice milanese, la Crocetti Editore.
Nel ’74 tutti gli intellettuali di sinistra che erano stati imprigionati e deportati con Ritsos, vennero liberati, e per la Grecia fu una grande festa di liberazione dopo decenni di oscurantismo politico. Ritsos era uno dei più grandi poeti greci viventi, entrato nelle file della sinistra giovanissimo, aveva partecipato alla lotta di resistenza contro i nazisti e poi alla guerra civile, subendo persecuzioni dai governi dittatoriali o reazionari succedutisi in Grecia nei decenni precedenti e successivi alla Seconda guerra mondiale, e si era distinto come uno dei più fieri e autorevoli oppositori del regime dei colonnelli, che lo aveva nuovamente spedito al confino.
"Ricordo che andando in giro con lui per le strade di Atene - prosegue Crocetti - molte persone lo fermavano per dargli la mano, lo abbracciavano, in alcuni casi si gettavano ai suoi piedi. Il poeta veniva considerato un campione della libertà, in lui si riconoscevano tutti quelli che chiedevano un mondo migliore e più giusto. Alla sua grande popolarità aveva contribuito il fatto che il grande musicista Mikis Theodorakis aveva musicato molti testi di poeti, tra cui alcuni suoi".
"Anche il Ritsos privato era una persona fuori dal comune. Aveva una carica di umanità incredibile per una persona che aveva vissuto tante persecuzioni: 10 anni di carcere e campi di concentramento, i suoi libri al bando per 20 anni, le torture, il confino".
"Io andavo in Grecia tre o quattro volte l’anno. La sera uscivamo a mangiare con una cerchia ristretta di amici, tra cui alcuni suoi ex compagni di prigionia. Ricordo che a un certo punto in questa compagnia fece la sua comparsa una persona che non avevo mai visto, un ometto piuttosto strano che, come spesso avviene, gli altri si dimenticarono di presentarmi".
"Era un uomo che ascoltava senza parlare mai, e si comportava come una sorta di cavalier servente che pendeva dalle labbra di Ritsos, e si precipitava sempre a soddisfare ogni desiderio che il poeta esprimesse. Una sera domandai a Ritsos chi fosse quello strano personaggio, e lui mi rispose che si trattava di un suo ex torturatore, che un giorno aveva suonato alla sua porta, gli aveva chiesto perdono e aveva promesso che avrebbe passato il resto della sua vita a farsi perdonare… Ritsos lo ammise nella sua cerchia di amici. È solo un esempio della sua generosità. Inoltre, non l’ho mai sentito esprimere parole di maledizione nei confronti dei suoi persecutori, né di questo vi è traccia nella sua immensa opera".
Buona parte della sua produzione, soprattutto i monologhi drammatici confluiti nella raccolta Quarta Dimensione, è stata scritta durante la prigionia. Se è vero che da un certo momento in poi in quei campi i detenuti avevano la libertà di scrivere, è però anche vero che esisteva una censura estremamente severa.
"Essendo naturalmente impossibile esprimersi contro il regime, in molte sue opere Ritsos scelse quindi di ripiegare sui fatti e i personaggi del mito classico. La sua operazione consiste precipuamente nello scegliere i personaggi secondari del mito, le comparse, eleggendoli a protagonisti e facendo raccontare la loro versione della storia. È il caso di Crisòtemi, la sorella minore dei più celebri Oreste, Elettra, Ifigenia, che nell’Orestea di Eschilo pronuncia solo poche battute...".
"Nei monologhi drammatici di Quarta dimensione – prosegue Crocetti – si trovano anche molti riferimenti autobiografici del poeta. È il caso del Filottete, l’eroe abbandonato su un’isola perché ferito in seguito al morso da un serpente. Filottete riceve la visita del giovane Neottolemo che lo convince a cedere le sue armi per ritornare a combattere e riuscire infine a vincere l’annosa guerra di Troia. Durante gli anni bui della Grecia, Ritsos aveva militato nel Partito comunista greco, messo fuori legge dalla destra. Negli ani ’60, il partito si ricostituì, ma si spaccò in due fazioni, una di osservanza filosovietica e una eurocomunista. La scelta di Ritsos di militare nella fazione filosovietica provocò la sua emarginazione dal partito e il suo ritiro nell’Isola di Samo. A un certo punto, un emissario del partito fu inviato a Samo per convincere il poeta a tornare ad Atene e a riprendere la lotta contro la destra eversiva".
Walter Le Moli, che ha diretto il progetto teatrale composto fin ora da undici monologhi, ha dedicato l’intera operazione alla Grecia, culla della cultura moderna nel senso più profondo del termine.
"Se in Grecia avessero brevettato la parola democrazia – ha affermato Le Moli – vivrebbero di royalties. Credo che quello che sta accadendo a questo Paese sia osceno, ed è estremamente arrogante il modo in cui un intero popolo, un’intera storia vengono condannati".
La situazione del Paese spiega forse perché fra i poeti contemporanei non si trovi un erede spirituale di Ritsos: "Negli anni immediatamente successivi alla caduta del regime dei colonnelli – prosegue Crocetti – molti intellettuali hanno voluto voltare pagina. L’argomento oggi d’attualità in Grecia è l’appartenenza o meno all’Europa
e l’umiliazione a cui l’Europa rappresentata dalla Merkel ha sottoposto la Grecia. È grande la rabbia dei greci, i quali non hanno mai dimenticato come durante l’occupazione nazista la Germania si portò via le riserve auree del paese rifiutandosi di restituirle e di risarcire i danni di guerra. Il motivo per cui molti in Europa temono la vittoria di Tsipras, è proprio il rancore di un popolo umiliato in un modo che non ha precedenti". (r.cu)
http://parma.repubblica.it/cronaca/2015/01/14/news/l_editore_crocetti_ricorda_ritsos-104918627/
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